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COMMEMORAZIONE

Domenica 11 giugno si  è tenuta a Paderno di Mercato Saraceno (FC) l’annuale commemorazione dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana promossa dalla Fondazione Francesco Parrini ETS, già Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della Repubblica Sociale Italiana.

La storia della Fondazione è narrata nell’articolo del Dott. Pietro Cappellari – tra l’altro direttore del periodico “L’Ultima Crociata” – pubblicato sul sito www.ultimacrociata.it  e sotto riportato:

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Nasce la Fondazione “Francesco Parrini”

Storico traguardo raggiunto dall’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI

Fin dalla sua costituzione, l’Associazione Nazionale fra le Famiglie dei Caduti e dei Dispersi della Repubblica Sociale Italiana ha avuto come obiettivo l’acquisizione della personalità giuridica, l’essere riconosciuta come “ente morale”, come allora si diceva. Ovviamente, il regime ciellenista, nato all’indomani della sconfitta dell’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale, impedì sempre la realizzazione di questo obiettivo, lasciando l’Associazione “sopravvivere” ai margini della società civile. Ancora nella Primavera del 1994 – dopo l’ingenua illusione che la destra di Governo si sarebbe ricordata delle storiche battaglie dell’ANFCDRSI, nello stesso tempo in cui tradiva e rinnegava quel passato – l’obiettivo di essere riconosciuta come ente morale era all’ordine del giorno. Ma la cosiddetta Seconda Repubblica – che, in realtà, è sempre la Prima, solo con nomi e colori diversi – rimase saldamente un sistema ciellenista, completato adesso a destra, quella destra che, liberatasi dal “fardello” del fascismo, accettava compiutamente l’antifascismo come categoria morale, prima che politica.

L’ANFCDRSI ha comunque continuato per la sua strada, adempiendo al compito che i fondatori le avevano dato: onorare la memoria dei Caduti della Repubblica Sociale Italiana. Ma il tempo è passato, velocemente. Al diradarsi dei dirigenti locali, delle stesse famiglie dei Caduti, non è corrisposto – come era comprensibile – un ricambio generazionale. E così si è arrivati al 2018, con la morte dell’ultimo Segretario nazionale Arnaldo Bertolini, ai primi problemi concreti di sopravvivenza dell’Associazione. Il subentro alla segreteria della Prof.ssa Maria Teresa Merli e la direzione del giornale affidatami – senza dimenticare l’incessante impegno del Presidente Italo Pilenga – non hanno certamente risolto il problema di fondo: come continuare l’ardua battaglia. Infine, il colpo di grazia, nel 2020, con l’improvvisa morte del Presidente nazionale, che ha lasciato non solo un vuoto incolmabile per la sua grandezza morale, ma una serie di difficoltà dovute sia alla mancanza del “passaggio delle consegne” che al venir meno del Rappresentante legale, figura necessaria per il prosieguo delle attività basilari e legali dell’Associazione.

La Prof.ssa Merli, in questi due anni, coadiuvata dal nuovo Presidente nazionale Dott.ssa Anna Mancini, ha fatto il possibile per aggiornare, dopo il decesso dei rappresentanti legali Arnaldo Bertolini e Italo Pilenga, i documenti legalmente necessari al fine di regolarizzare e restituire nuova vita all’ANFCDRSI.

Grazie alla consulenza di esperti nel settore, si è trovata l’unica soluzione che potesse garantire un futuro all’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI, ossia la trasformazione in Fondazione, passo necessario per la gestione dell’importante patrimonio immobiliare in possesso: la chiesa e la canonica di Paderno, cui si devono aggiungere la Biblioteca di Storia Contemporanea “Goffredo Coppola” e la testata de “L’Ultima Crociata”.

L’Assemblea degli Associati del 28 Ottobre 2021, nel IC anniversario della Marcia su Roma, ha convenuto sulla necessità di intraprendere la nuova via, altresì concordando sia sulla scelta del nome “FRANCESCO PARRINI” (il quale, ancor prima di essere fondatore dell’Associazione e del suo organo “L’ultima Crociata”, fu padre di Gino, assassinato all’età di 16 anni, il mattino del 2 maggio 1945, “motivo del delitto: portava l’uniforme dei soldati della patria”) sia sulla nuova sede legale, che corrisponderà all’indirizzo della canonica della nostra chiesa.

Si è dato così il via alla complessa ed onerosa operazione di trasformazione, come comunicato ai collaboratori dell’ANFCDRSI nella riunione Zoom del 22 Dicembre 2021.

Il percorso ha trovato conclusione il 19 Febbraio 2022, quando, presso la sede dell’ACLI di Bologna, in Via delle Lame n. 116, davanti al Notaio Elisa Gentilucci, si è costituita ufficialmente la Fondazione “Francesco Parrini” (Ente Terzo Settore).

La “Fondazione Parrini” rappresenta la nuova fisionomia con cui opererà l’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi della RSI, la cui sigla – sia chiaro – continuerà ad essere utilizzata in tutte le attività sul territorio. I vecchi Delegati che sentiranno il dovere di rappresentare ancora l’ANFCDRSI – nonostante il decadimento del precedente statuto – continueranno la loro opera sul territorio di competenza, con il supporto della Fondazione.

La “Fondazione Parrini” sarà gestita da un Consiglio direttivo che rispecchia in pieno la vecchia Direzione nazionale dell’Associazione: Presidente Dott.ssa Anna Mancini e Vicepresidente Prof.ssa Maria Teresa Merli, cui si aggiunge, in qualità di Consigliere, il Dott. Pietro Cappellari, già Direttore editoriale de “L’Ultima Crociata” e Direttore della Biblioteca di Storia Contemporanea “Coppola” di Paderno. Revisore legale sarà il Dott. Simone Zucca, che curerà le incombenze legali e, soprattutto, la redazione dei bilanci pubblici.

Oltre l’indiscussa continuità riaffermata con la nomina di questo Consiglio direttivo, il nome scelto per la Fondazione – Francesco Parrini – richiama direttamente il fondatore dell’ANFCDRSI e del giornale “L’Ultima Crociata”, realizzando così una perfetta identificazione con il passato. Non a caso gli scopi della nuova Fondazione sono gli stessi della vecchia Associazione: la “Fondazione Parrini” “persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale, ha lo scopo di conservare, restaurare e valorizzare, anche attraverso l’apertura al pubblico, la Chiesa, di rilevante significato storico e architettonico, di proprietà dell’Ente; svolgere e promuovere attività culturale per far conoscere il pensiero e le vicende riguardanti i caduti della RSI mediante attività di ricerca come la raccolta di atti, documenti e cimeli; gestire, redigere e distribuire il giornale periodico denominato ‘L’Ultima Crociata’, di appartenenza all’ente;  ricordare e onorare la memoria dei soldati e dei civili scomparsi nei venti mesi della RSI e nel dopoguerra per via della loro appartenenza alla RSI o per la loro italianità”.

In questo anno, in cui ricorre il Centenario della Rivoluzione fascista, nasce così una nuova struttura, agile e snella, in grado di poter affrontare i numerosi problemi che il futuro ci riserva, raggiungendo, una volta ottenuta l’iscrizione all’apposito Registro Unico Nazionale Terzo Settore (RUNTS), uno storico obiettivo per l’Associazione: l’acquisizione della personalità giuridica.

L’atto di nascita a Bologna, in questo Centenario, richiama direttamente la storia di una città che vide nell’Autunno 1920 la fine del Biennio Rosso e l’inizio della reazione fascista. Ancor oggi, una “edulcorata” lapide affissa all’interno di Palazzo d’Accursio ricorda la strage compiuta dalle Guardie Rosse il 21 Novembre di quell’anno, quando negli incidenti di piazza scatenati dagli squadristi per l’insediamento della Giunta socialista, i massimalisti armati scambiarono per fascisti i propri compagni, massacrandone dieci; senza dimenticare l’assassinio, in pieno Consiglio comunale, del Consigliere Giulio Giordani. Bologna, da quel giorno, non fu più la stessa.

Il 19 Febbraio, ricorrevano due centenari “minori”: l’assassinio, a Russi (Ravenna), dello squadrista Luigi Bandini; e l’omicidio, a La Spezia, del fascista Francesco Podestà. Concluso l’atto formale della nascita della Fondazione, il Consiglio direttivo della “Fondazione Parrini” si è quindi recato presso il Cimitero della Certosa di Bologna, dove ha reso omaggio ai Martiri della Rivoluzione fascista.

Analogo omaggio è stato fatto sulla tomba di Giosuè Carducci, dimenticato Poeta della Patria, Vate della Terza Italia.

Prima di concludere l’intensa e storica giornata, il Consiglio direttivo si è recato alla stazione di Bologna, al cospetto della “edulcorata” lapide che ricorda il triste episodio del Treno della Vergogna del 18 Febbraio 1947, quando i comunisti, i socialisti e i sindacalisti della città “insorsero” contro il transito del convoglio che trasportava i profughi che fuggivano dall’Istria occupata dai banditi con la stella rossa, negando loro la dignità di essere umani ed arrivando a gettare sulle rotaie il latte preparato per i bambini. Questi sono i veri crimini commessi dagli Italiani sui quali una certa sinistra – che ancora sposa giustificazionismi, inventa aggressioni e persecuzioni, per celare l’olocausto giuliano-dalmata – dovrebbe riflettere e fare silenzio.

È con questi primi atti e con questo spirito, nell’anno del Centenario della Rivoluzione, che la Fondazione “Francesco Parrini” inaugura la sua attività.

Pietro Cappellari

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La cerimonia, presenti i labari e i medaglieri delle Associazioni d’Arma e dei Combattenti Repubblicani, è consistita nella messa in memoria dei Caduti officiata – secondo il rito tradizionale – da Don Ugo Carandino nella Chiesa eretta nel 1931 per volontà del Duce in onore del fratello Arnaldo e acquistata nel 1995 e poi restaurata dall’ ANFCDRSI grazie a donazioni e contributi sui quali soltanto la Fondazione/Associazione si regge, e nella visita al piccolo attiguo cimitero, ove riposano le spoglie mortali di Arnaldo Mussolini e dei suoi familiari.

Giuliano Scarpellini

La chiesa di Paderno
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Il Risorgimento Indiano di Narendra Modi come modello nazionalfascista

di M. Solari

“L’India di oggi è l’India Nazionalista come la voleva il nostro venerato condottiero Chandra Bose”

23 gennaio 2023

Narendra Modi

23 Gennaio 2019 Narendra Modi rende omaggio al leader nazionalfascista antimperialista Chandra Bose nell’anniversario della nascita

Se Renzo De Felice riteneva che il termine fascismo andasse abolito dal vocabolario dato che il suo continuo uso avrebbe finito per ingenerare solamente confusione, E. Nolte riteneva viceversa che fosse più corretto usare il termine “nazionalfascismo” che non corrisponde al “radicalfascismo” nella sua forma nazista pangermanista che è quasi esclusivamente per il Nostro una reazione al Terrore Marxista-Stalinista nella logica furiosa della guerra civile europea; ciò per il fatto che l’esperienza storica mussoliniana culminata nella Marcia su Roma avrebbe per lo storico tedesco già preso avvio con le frazioni più nazionaliste del Risorgimento italiano– quelle mazziniane in particolare ma anche quelle giobertiane – e sarebbe quindi continuata con il “nazionalismo vario” dei primi del secolo celebrato da Gioacchino Volpe.

Sviluppando questa visuale Nolte, che vedeva nel fascismo una autentica Resistenza di sostanza neo-risorgimentale, che definisce ne “I Tre volti del fascismo” addirittura una forma di resistenza disperata e romantica contro la trascendenza pratica e perciò una lotta contro la trascendenza teorica rappresentata dall’universalismo astratto del Comunismo più o meno Liberal e dalla Sinistra Radicale odierna, previde alla metà degli anni ’90 una rinascita del nazionalismo antiglobalista o nazionalfascismo e negli Stati Uniti e nell’India.

Lo storico tedesco vede nella Seconda Guerra Mondiale il trionfo della trascendenza e del globalismo messianico ebraico nella sua forma bolscevica o liberal che finalmente annienta il nazionalfascismo. Ma per il Nolte questo annientamento non è definitivo, quella della Seconda Guerra Mondiale sarebbe perciò una falsa vittoria. Lo storico scrive al riguardo: “Lo spirito (Geist) vinse nel 1945, ma creò la bomba atomica. L’anima (Seele), cioè le forme tradizionali della Kultur, subì una gravosa sconfitta, ma scomparve così poco dal mondo quanto la ragione è capace di eliminare nell’uomo angosce e desideri. Il 1945 non trasformò il pensiero storico in un permanente inno trionfale, ma dovette al contrario offrirgli nuovi scandali, non appena al posto della guerra civile europea esplose un conflitto tra i vincitori, che in quanto lotta ideologica fra due superpotenze divenne al tempo stesso una guerra civile mondiale».

Riprendendo sempre più, dalla seconda metà degli anni Sessanta, le tesi espresse da Carl Schmitt in conferenze allo Stato Maggiore Spagnolo del Caudillo Francisco Franco, sintetizzate nel prezioso volumetto “La teoria del partigiano” pubblicato in Italia da Adelphi, Nolte arrivava già dagli anni ’70 alla conclusione storiografica-filosofica intuitiva che tale messianismo totalitario globalista, che Yalta non riusciva a suo avviso a ben concretizzare, non sapeva incarnare l’altezza dei tempi storici; di conseguenza Nolte descrisse la nuova resistenza su base nazione del cosiddetto nazionalfascismo neo-romantico metamorfosato e rimodellato dalla crisi della globalizzazione comunista o liberal.

Di conseguenza egli rilesse, del resto coerentemente con la tesi fondamentale de “I tre volti del fascismo” che vide nel ‘900 l’epoca del fascismo (come già il bolscevico Zinov’ev aveva dichiarato), tutta la storia successiva e futura all’insegna della rinascita degli spiriti nazionali che avrebbero resistito all’omologazione totalitaria e forzata; lo stesso “terzo radicalismo” Internazionalista, quello dell’11 Settembre islamista di Osama Bin Laden, mostrava per Nolte gli stessi limiti della classica visione astratta trascendente nella sua versione leninista bolscevica o liberal che fosse, non possedendo quel radicamento strategico che avrebbero avute le culture nazionaliste e le identità nazionali.

In questa prospettiva, se Mussolini, secondo Nolte, fu l’archetipo e l’uomo più rappresentativo del Novecento in quanto capace di radicalizzare il nazionalismo rivoluzionario come Antimarxismo Integrale e AntiGlobalismo sovversivo (Cfr. Nolte, Il Giovane Mussolini), volendo oggi attualizzare la visione noltiana senza dubbio l’India del Bharatiya Janata Party (Partito del Popolo Indiano) è allo stato odierno la nazione che fornisce l’esempio di archetipo della resistenza nazionalista contro la trascendenza teorica e pratica della Sinistra Radicale neo-leninista e globalista.

Indubbiamente, questo è un fatto che chi ha studiato le sue opere ben sa, Nolte seppe prevedere già dai primissimi anni Novanta la nascita di qualche cosa assai simile al MAGA trumpiano negli Usa, ma il caso indiano ci sembra ancor più esemplificativo, almeno in tale specifico contesto. Non a caso, V. D. Savarkar nel saggio che delinea i fondamentali principi dell’odierno nazionalismo hindutva – “L’essenza dell’Hindutva” – rielabora nel contesto nazionale indù i classici valori del Romanticismo italiano mazziniano.

Se è d’altra parte vero che non solamente Damodar Savarkar, come già detto l’ideologo del nazionalismo indù, ma anche Gandhi si consideravano entrambi eredi spirituali di Giuseppe Mazzini, è però un fatto che i decenni successivi all’Indipendenza indiana dal colonialismo britannico, con il Congresso di J. Nehru sempre in posizione egemone, dunque con la visione strategica gandhiana quale linea direttiva, vedevano New Dehli di fatto al servizio dell’Imperialismo Sovietico di Mosca, non in posizione di concreta autonomia strategica.

Lo sbandierato non allineamento fu solo teorico e formale, nei momenti decisivi della guerra fredda l’India socialista di Nehru si trovava in posizione subalterna rispetto a Mosca. Di conseguenza il tanto sbandierato patriottismo gandhiano si traduceva in sudditanza all’Imperialismo marxista e in un vero e proprio Sub-Imperialismo.

Ben differente il caso dell’odierna India nazionalista di Modi – considerato tra l’altro dal Capo Gabinetto del Governo Draghi, A. Funiciello, lo statista più lucido e strategico del mondo – che correttamente è stata definita da Pankaj Mishra più “italiana” e più “romanticista” di quanto lo fosse o lo sia stata con la Sonia Ganhdi, a causa del nazionalfascismo di fondo che la caratterizzerebbe.

Noi oggi sappiamo, in termini certi e definitivi, che Narendra Modi vuole realizzare storicamente il grande sogno di Chandra Bose, “l’eroe” del nazionalismo antimperialista e filofascista morto a Taiwan nell’agosto 1945 a causa di un attentato quasi certamente compiuto dagli imperialisti sovietici. Nell’anniversario della nascita di Bose, il 23 Gennaio 2023, Modi ha dichiarato che l’India odierna tende a incarnare il modello archetipico del condottiero antimperialista dello scorso secolo. Il 23 gennaio 2023 è stato il giorno definitivo della comunione tra l’India moderna e la visione del Netaji (Venerato Leader), il filofascista e antimperialista Chandra Bose.

Netaji Subhas Chandra Bose sarà ricordato per la sua feroce resistenza al dominio coloniale occidentale, ha dichiarato il primo ministro Narendra Modi mentre rendeva omaggio al Netaji nel suo anniversario di nascita, che è contrassegnato nella storia indiana come Parakram Diwas.

“Profondamente influenzati dai suoi pensieri, stiamo lavorando giorno dopo giorno per realizzare la sua visione per l’India”, ha aggiunto il primo ministro Modi.

Il primo ministro ha anche inaugurato un modello di un memoriale proposto dedicato a Bose nelle isole Andamane e Nicobare, e ha chiamato 21 isole dopo i premiati Param Vir Chakra. Il memoriale sarà allestito su Ross Island, ribattezzata Netaji Subhash Chandra Bose Dweep nel 2018. Parlando per l’occasione, Modi ha dichiarato: “Il memoriale di Netaji nelle isole Andamane e Nicobare infonderà i Sentimenti del nazionalismo di Netaji Chandra Bose nel cuore delle persone. Ci sono state richieste per creare file segreti pubblici su Netaji, e lo abbiamo fatto. L’intero Paese, da Dehli e Bengala alle isole Andamane e Nicobare, rende omaggio a Netaji, preservando il patrimonio a lui associato”.

Tali espliciti richiami, con tutta loro significativa pedagogia identitaria, ideocratica e antiuniversalista, rendono chiaramente l’India odierna un modello noltiano di nazionalfascismo risorgimentalista antimperialista e antiglobalista.

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E’ SEMPRE LUI !

Comunemente si dice che, mutando i tempi e mutando i luoghi, cambia tutto. Probabilmente è così, ma un’eccezione di sicuro c’è: il comunista.

In qualunque tempo e in qualunque luogo, il comunista, essendo non per niente una creatura dell’ebreo internazionale, mantiene inalterate le sue deliziose peculiarità, che, tra le altre, sono l’attitudine a colpire a tradimento, ad infierire sugli inermi e a maramaldeggiare sui morti. Può cambiare l’abito, può cambiare l’etichetta, ma il suo modo di essere lo smaschera e lo identifica sempre.

L’ennesima riprova di ciò, stavolta viene dalla Spagna, dove la masnada rossa che è al governo, è riuscita a varare la da essa tanto agognata “legge sulla memoria democratica”. Naturalmente con la complicità di tutti i separatisti, i cui voti soltanto le permettono di reggersi in piedi.

Un lettore poco informato potrebbe pensare che tale legge imponga agli spagnoli di cancellare dalla loro memoria le nefandezze commesse da quella che i rossi chiamano “democrazia”. Invece no: si tratta di un’accozzaglia di norme, che, pur avendo scarsa parentela tra loro, hanno tutte lo scopo di perpetuare la divisione a tutti i livelli all’interno della nazione spagnola.

Tra le altre cose, la legge impone allo Stato di dissodare l’intera Spagna per la ricerca e l’identificazione (sic) di ciò che rimane dei rossi rispediti al Creatore nel corso della Cruzada del 1936-39, nonché di trasferirli nella Valle de los Caìdos, il Sacrario dei Caduti che si trova presso Madrid, il quale per la circostanza dovrà mutare nome e chiamarsi Valle de Cuelgamuros.

Con l’occasione, evidenziando (ma non ce n’era alcun bisogno) la loro bassezza morale, i rossi hanno “sfrattato” dalla Valle de los Caìdos la Tomba di José Antonio Primo de Rivera, Grande di Spagna e fondatore della Falange Española (poi Falange Española de las JONS), da loro stessi vigliaccamente assassinato nel 1936.

Dimostrando, all’opposto, grande dignità e decoro, i discendenti del Martire hanno provveduto in proprio al trasferimento del suo feretro al Sacramental de San Isidro di Madrid.

Sulla vicenda, l’Avv. Juan Carlos Gentile ha inviato all’Ambasciatore di Spagna in Italia la formidabile lettera aperta riprodotta di seguito.

In fondo, però, è molto meglio così. La traslazione delle spoglie mortali del grande José Antonio dalla Valle de los Caìdos ha evitato loro il permanere in una sede che non rappresenterà più ciò che rappresentava in origine, nonché la profanazione governativa e l’oltraggio costituito dalla vicinanza di quelle dei suoi assassini e/o dei loro complici.

Giuliano Scarpellini

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LA DISTRUZIONE DELL’EUROPA

Il programma per la distruzione dell’Europa come entità politica e sociale, o meglio, per l’annientamento degli europei, ha radici lontane ed è coevo alla prima concreta formulazione del progetto di costituzione di un governo mondiale – di cui tale programma costituisce la chiave di volta – da attuarsi mediante la creazione e lo sviluppo sempre più capillare di un “Sistema” che operi sia in ambito pubblico che in ambito privato. Il suo concepimento, in termini temporali, si può quindi collocare attorno alla fine del XIX secolo e da allora ha subìto quei ritocchi e quelle modifiche che le circostanze hanno di volta in volta imposto, mantenendo però sempre intatto l’obiettivo finale.

Condizione primaria per la costituzione di un governo mondiale è infatti la creazione di una popolazione mondiale di imbecilli, frutto degli incroci razziali più estremi, che parlino o almeno intendano la stessa lingua, che non abbiano in comune profonde radici storiche né prospettive per il futuro, che abbiano un basso o bassissimo livello intellettivo e culturale tale da renderli incapaci di ragionare con logica e di distinguere tra la realtà e ciò che viene loro inculcato dal potere, che si debbano preoccupare solo per la loro sopravvivenza e si trastullino con passatempi futili e insulsi, che  si facciano docilmente “tosare” e dirigere anche e soprattutto contro i loro stessi concreti ed evidenti interessi ritenendo persino che ciò è giusto o almeno inevitabile; insomma un immenso gregge di subumani, che siano localmente governati da individui, i quali, per stupidità od opportunismo o vigliaccheria, si attengano scrupolosamente agli ordini del potere “globale”.

Tale programma, eseguito ovviamente per gradi, è stato portato avanti ininterrottamente dal momento del suo concepimento, adottando di volta in volta le misure che i tempi e i luoghi richiedevano ed è ormai giunto alle fasi finali.

All’inizio del secolo scorso, come era avvenuto negli Stati Uniti fin dalla loro nascita, in Inghilterra e soprattutto in Francia era già in atto l’infiltrazione nei rispettivi governi di elementi esecutori del piano “mondialista” e la coalizione di tali Stati fu utilizzata per abbattere la crescente potenza politica ed economica della Germania, assai meno permeabile alle predette infiltrazioni, contro la quale fu pertanto scatenata la Prima Guerra Mondiale.

L’esito di tale guerra sembrò avere definitivamente spianato la strada al progetto mondialista: con i governi di Francia e Inghilterra già “arruolati” al pari di quello degli Stati Uniti, la Russia in preda al terrore rosso (versione bolscevica del “mondialismo”), l’Impero austro-ungarico disintegrato e la Germania smembrata, materialmente prostrata e gorvernata dagli autoeletti e dai loro soci, il traguardo sembrava assai vicino.

Senonché, mentre tutto filava liscio, accadde l’imprevisto che per un decennio minacciò seriamente di mandare in fumo il progetto mondialista: proprio nella derelitta Germania, si affermò e conquistò il potere un Uomo e il suo Movimento, tenaci avversari di tale progetto, i quali, liberandolo dalla spire della finanza internazionale e dalla grinfie del bolscevismo, nel giro di pochissimi anni sollevarono dalla polvere il Reich tedesco e lo resero assai più forte e potente di quello anteguerra, nonché totalmente impermeabile alle infiltrazioni straniere.   

Ciò creò il panico (che perdura tuttora) tra i mondialisti, che scatenarono contro la Germania nazionalsocialista e i suoi alleati tutte le forze infernali del mondo, fino ad averne ragione al termine di un’epica lotta, da loro condotta nel modo più cinico, spietato e criminale. Per inciso, la Germania, che il giudeo Theodore Nathan Kaufman – al pari dei suoi confratelli – voleva far scomparire dalla faccia della terra (cfr.: “Germany must perish!”, dello stesso autore), pur al prezzo di molti milioni di vittime,  si salvò parzialmente solo perché indispensabile – sotto stretto controllo e con il governo di giudei e loro arruolati – per costituire una prima barriera nei confronti della concorrenza (leggi URSS: a Yalta, infatti, Roosevelt e Churchill ritennero di avere soddisfatto gli appetiti di Stalin regalandogli l’Europa orientale, mentre quello considerò tale dono un semplice acconto, in quanto mirava ad espandersi fino all’Atlantico).  

Terminata la guerra col loro completo trionfo, si rifecero il “belletto” addebitando ai vinti i propri crimini, tanto non c’era contraddittorio; e impressero maggiore impulso all’esecuzione del loro programma, iniziando col demolire il concetto di “nazione” e quello di “famiglia”, che della nazione costituisce il fondamento, con i consueti e ampiamente sperimentati metodi: menzogna e ipocrisia, diffuse con un martellamento incessante dai mezzi di comunicazione di qualsiasi tipo, tutti al loro servizio.

A tal fine, si sono da subito impegnati nella ”educazione” dei giovani, inculcando loro, fin dalla più tenera età,  menzogne e falsi miti facilmente spacciati per verità sacrosante (tanto non c’era possibilità di smentita), facendo in modo che crescessero deboli, irresponsabili, ignoranti, cialtroni, possibilmente pervertiti e drogati, insofferenti della disciplina e alla costante ricerca del facile guadagno, comunque ottenuto, all’insegna del mito del denaro; quel denaro che è quasi totalmente nelle loro mani e di cui ogni tanto sventolano qualche campione sotto il naso della gente per farla correre dove vogliono loro.

Nel contempo si sono dedicati, per gradi, alla sistematica distruzione della famiglia, introducendo dapprima il libero divorzio e poi l’aborto volontario, incentivando con ogni mezzo i figli alla ribellione contro i genitori, le mogli a cornificare i mariti, le donne a fare spietata concorrenza agli uomini in nome non già di una giusta pari dignità mai riconosciuta, bensì di una “uguaglianza” di fatto assolutamente inesistente (uomini e donne, fortunatamente, non sono “uguali” e mai lo saranno, perciò i rispettivi ruoli sono o dovrebbero essere complementari, di certo non interscambiabili), favorendo la costituzione di “famiglie” formate da individui dello stesso sesso preferibilmente con figli acquistati da una madre “surrogata”, così come si comprano le vacche al mercato (a tale scopo adesso si sono inventati persino la famiglia “omogenitoriale”!), incentivando la donna a ricoprire ruoli che per natura non le competono, fino a renderla una grottesca parodia dell’uomo, allo scopo di sostituire il Pater Familias con la Mater Familias e di ottenere un tasso di natalità sempre più  negativo, divulgando e favorendo qualsiasi pratica contro natura. Il tutto con la benedizione di santa romana chiesa, i cui obiettivi coincidono con quelli del Sistema e che, da quando non ha più potuto massacrare i pagani, gli “eretici”, gli “infedeli”, i maghi e le streghe, è incline a collaborare con qualsiasi regime che le consenta di continuare a svolgere i propri lucrosi maneggi e a chiudere entrambi gli occhi sui “vizietti” e sugli “affari” dei propri prìncipi, adattando disinvoltamente i propri “dogmi” alle situazioni contingenti, in altre parole, legando l’asino dove vuole il padrone.

Ovviamente si sono altrettanto impegnati nel settore pubblico.

In ambito politico, dopo avere imposto ovunque – con le buone o con le cattive – e avere santificato  quel circo equestre a loro particolarmente utile che chiamano “democrazia”, hanno istituito non già l’ingenuo partito unico, bensì una fitta rete di partiti e partitini, che fingono di combattersi tra di loro al fine di raccogliere fra tutti l’appoggio della stragrande maggioranza della popolazione, ma che hanno come comune obiettivo il rigoroso mantenimento dello status quo e il perseguimento degli interessi del Sistema. Quelli che non condividono tale obiettivo, infatti, vengono rapidamente ed inesorabilmente spazzati via.

In ambito finanziario hanno accresciuto a dismisura l’onnipotenza delle banche, tutte ramificazioni della finanza internazionale totalmente controllata dai giudei, alla quale, con la rinuncia a battere moneta e la svendita di tutte le industrie, strategiche e non, alle “multinazionali”, hanno consegnato le Nazioni legate mani e piedi, affinché essa ne faccia ciò che vuole.

In ambito amministrativo ed economico, affermando ovviamente il contrario, hanno volutamente favorito il lassismo e la cialtroneria dei dipendenti pubblici, istituzionalizzato la corruzione che fingono di combattere, consentito (con la complicità della magistratura asservita) alla delinquenza di prosperare, omesso totalmente di prendersi cura del territorio e incentivato l’incremento dell’ingiustizia sociale all’evidente scopo di mantenere il gregge in condizioni di vita difficili e precarie, tali da fargli rinunciare a concepire idee “strane” che potrebbero mettere in difficoltà il Sistema.

La situazione così creata ha spianato la strada alla fase successiva del progetto mondialista: l’invasione dell’Europa, da parte di milioni di individui di tutte le razze e di bassissimo livello umano, sostenuta da una propaganda martellante quanto subdola, che ha lo scopo di inculcare nei cervelli il concetto che “diverso” è bello, è normale, è il futuro: persino nella pubblicità commerciale, senza che ve ne sia necessità alcuna, compaiono da tempo individui di tutti i colori, che fraternizzano tra loro, quando non appartengono addirittura alla stessa famiglia evidentemente “allargata”, e gioiscono insieme per il cellulare, la merendina o quant’altro, sul modello della disgustosa società americana, ormai composta da individui di tutte le razze e, ovviamente, da incroci e super incroci tra le stesse, in totale contrasto con le leggi naturali, che, per la conservazione delle specie, vietano tali commistioni.

Viene pertanto non solo favorita, ma anche attivamente incentivata l’immigrazione clandestina da altri continenti di enormi masse di individui di bassissimo livello umano. E, per farla digerire agli italiani e agli altri europei, le voci del Sistema ricorrono al sentimentalismo, sostenendo che si tratta di soggetti che fuggono dalla guerra o dalla povertà; allo stesso scopo, sono loro estremamente utili i naufragi in cui talvolta i clandestini incorrono, perché servono a suscitare pietismo e quindi accettazione dell’invasione.

Esemplare, per chiarire tale situazione, è la recente, così battezzata, “tragedia di Cutro”. E’ successo che un caicco, proveniente dalla Turchia con a bordo circa duecento clandestini, è naufragato a pochi metri dalla riva davanti alla località calabra. Le versioni sulle cause (ormai accomodate secondo convenienza) sono tante, ma i relitti dell’imbarcazione (accuratamente raccolti e catalogati ad uno ad uno), che non mentono, dimostrano inequivocabilmente che la stessa è andata a schiantarsi sugli scogli. Il bilancio è stato pesante, perché circa la metà dei clandestini a bordo è annegata in mare.

Ricapitolando: 180/200 individui, tutti privi di giubbotto salvagente che costa pochi euri, si sono volontariamente imbarcati in Turchia su una ciabatta, stipata fino all’inverosimile, per effettuare una traversata del Mediterraneo della durata di almeno quattro giorni fino alle coste italiane. Persino un montanaro dell’Afghanistan sa che un’impresa del genere comporta un rischio mortale, ma ciò non li ha dissuasi e si sono portati dietro anche bambini in tenerissima età. Non solo, ma per effettuare tale crociera hanno pagato migliaia di euri (gli organi di disinformazione arrivano a dire persino 8.000 a persona), ovvero cifre con le quali al loro paese d’origine si vive da nababbi, altro che fuga dalla povertà. Semmai, di ciò è responsabile la mentalità puritana americana, ormai diffusa su tutta la Terra e assimilabile all’ebraismo (puritanesimo ed ebraismo si fondano infatti entrambi sul Vecchio Testamento), secondo la quale, anche se sei ricco, DEVI arricchirti di più, non perché è necessario, ma perché DIO LO VUOLE!

L’imbarcazione è stata avvistata, ben al di fuori delle acque territoriali italiane, da un aereo dell’inutile quanto costosa “Agenzia Frontex”, il cui equipaggio ha segnalato che la stessa navigava senza problemi. Quando però aveva quasi raggiunto la mèta, anche a causa del mare agitato si è schiantata sugli scogli, con le note conseguenze.

Il fatto ha scatenato i politicanti e i “commentatori” nostrani, che non hanno perso l’occasione di dimostrare ancora una volta quanto sono idioti, cialtroni ed ipocriti. I sinistri hanno strepitato sul mancato tempestivo intervento della Guardia Costiera, il cui compito istituzionale – secondo loro – è evidentemento quello di accorrere ad accogliere e scortare nei nostri porti qualsiasi imbarcazione che trasporta clandestini, addebitando perciò la colpa del naufragio all’Italia intera (che effettivamente, bisogna ammetterlo, non ha provveduto per tempo alla rimozione degli scogli per evitare pericoli ai clandestini). I destri, ora al governo, hanno debolmente respinto tali accuse, dimostrando però una “coda di paglia” che si è estrinsecata nell’impegnare per settimane uomini e mezzi nella ricerca dei cadaveri (sic), nel confezionare quelli recuperati in lussuose bare in parte persino recapitate su richiesta al paese d’origine, nello scarrozzare i parenti dei naufraghi, già qui da tempo stabiliti, da una parte all’altra d’Italia per farli partecipare a cerimonie e commemorazioni, il tutto a spese dell’erario.

Non solo. I destri, che quando erano all’opposizione auspicavano un ridicolo e irrealizzabile “blocco navale”, ora che sono al governo non muovono un dito per arginare l’invasione, che ha raggiunto il livello di migliaia di arrivi al giorno, ma pregano col cappello in mano Bruxelles [a proposito: il Belgio è bilingue, ma quando ne citate la capitale dite sempre Bruxelles, che è francese e quindi democratico, perché se dite Brussels, che è fiammingo e quindi affine al tedesco, potreste essere sospettati di simpatie “neonaziste”] di “parlare” del “problema degli immigrati”, rallegrandosi per promesse che vengono regolarmente eluse e, le rare volte che vengono mantenute, risultano assolutamente inconcludenti. Per gettare fumo negli occhi dei governati, hanno poi inasprito le pene per gli “scafisti”: provvedimento idiota per quanto è inutile e in assoluta contraddizione con quanto avviene. Perchè i casi sono due: o l’immigrazione clandestina è un reato, e allora vanno perseguiti non solo gli “scafisti”, ma anche gli stessi clandestini, che invece vengono accolti, accuditi e mantenuti; oppure non lo è, e allora non si vede di quale reato si rendano colpevoli gli “scafisti”, che in tal caso vanno considerati dei semplici tassisti del mare, che svolgono un mestiere come un altro.

Il tutto conferma che destri e sinistri sono complici e servitori del Sistema, il cui scopo evidente è quello di far scomparire una volta per tutte la razza ariana, livellare al gradino più basso possibile la popolazione dell’Europa e creare un unico indistinto gregge, variegato al massimo, che si faccia tosare docilmente dal “governo mondiale”, per la gloria di Jahvè e del popolo autoeletto, in esecuzione del piano formulato dal giudeo Richard Coudenhove Kalergi, il quale, nel suo libro “Praktischer Idealismus”, sostiene che gli abitanti dei futuri “Stati Uniti d’Europa” non saranno i popoli originali del Vecchio continente, bensì una sorta di subumanità resa bestiale dalla mescolanza razziale. Egli afferma senza mezzi termini che è necessario incrociare i popoli europei con razze asiatiche e di colore, per creare un gregge multietnico senza qualità e facilmente dominabile dall’elite al potere:

“L’uomo del futuro sarà di sangue misto. La razza futura  eurasiatica-negroide, estremamente simile agli antichi egiziani, sostituirà la molteplicità dei popoli, con una molteplicità di personalità”.

A pochi è noto il nome di Kalergi e ancor meno il suo progetto, ma le sue idee sono rimaste i principi ispiratori dell’odierna Unione Europea, il cui celato (ma non tanto) obiettivo è che i popoli d’Europa siano mescolati con negri e asiatici per distruggerne l’identità e creare un’unica massa meticcia. Tale obiettivo sta a fondamento di tutte le politiche comunitarie volte all’ “integrazione” e alla tutela delle minoranze e ciò non sulla base di princìpi umanitari, ma di direttive emanate con fredda determinazione per compiere il più grande genocidio della storia, la cui realizzazione è anche auspicata dall’ONU, come dimostrano i suoi costanti inviti ad accogliere milioni di immigrati per compensare la bassa natalità europea, anch’essa provocata ad arte per raggiungere lo stesso scopo, esattamente come sostiene Kalergi nel libro sopra citato:

“Ciò che in tutti i luoghi la gente deve fare è praticare la limitazione delle  nascite e i matrimoni misti (tra razze differenti), e ciò in vista di creare una sola razza in un mondo unico dipendente da un’autorità centrale”.

Per inciso, sul sito del governo italiano si legge: “Pregiudizi Antisemiti: Piano Kalergi. Falsa idea di un complotto di sostituzione dei popoli europei. La teoria del complotto del piano Kalergi è la credenza secondo la quale esista un piano d’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa al fine di rimpiazzarne le popolazioni. Prende il nome dal filosofo austriaco (sic) Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi (1894-1972), paneuropeista storico, cui viene attribuita la paternità di tale piano; la teoria trova credito soprattutto in ambienti di estrema destra (nazionalisti, sovranisti e separatisti).                                                                 Fonte: Osservatorio Antisemitismo Fondazione CDEC“.

Capito qual’è la fonte nonché la prova di tale spudorata e ridicola asserzione smentita dai fatti?

La civiltà europea, per millenni faro di luce nel mondo, è dunque avviata alla sua estinzione a causa di un cancro che si è impadronito del suo corpo e le cui metastasi si moltiplicano di giorno in giorno.

La malattia è ormai ad uno stadio così avanzato da far dubitare che ci sia  una possibilità di salvezza. Tuttavia in tutte le Nazioni europee ci sono ancora forze sane che potrebbero opporsi a tale destino, che sembra ineluttabile, a condizione però che esse sappiano e possano unirsi e lottare con decisione e fermezza in modo coordinato da un’unica e abile guida, non certo in ordine sparso. Sicuramente si tratta di una minoranza, ma anche la fazione mondialista è costituita da una minoranza: la lotta per il predominio si svolge sempre tra minoranze, la stragrande maggioranza, inerte e vigliacca, sta alla finestra in attesa di unirsi al vincitore.

C’è poi anche un’altra possibilità: ciò che sta accadendo in questi giorni in Israele non è affatto da sottovalutare, perché dimostra che il veleno sparso per intossicare l’Europa e il mondo si sta infiltrando anche nello Stato ebraico e quindi non è più un’ipotesi fantasiosa quella di una frantumazione dall’interno, in un prossimo futuro, di tale Stato, che, qualora si realizzasse, muterebbe radicalmente la situazione generale.

Ma questa è per ora un’eventualità alquanto remota; la Storia insegna che per vincere si deve lottare, confidare nei doni della sorte è pura illusione.

Giuliano Scarpellini

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